CALIXTO RAMIREZ
Il progetto Superposiciones Poblanas è nato grazie allo spazio indipendente ERROR_PROYECTO che ad inizio anno mi ha invitato a passare qualche giorno a Puebla per poter sviluppare un corpus di lavori basati sulla città.
A causa della pandemia, la prima fase del progetto si è sviluppata attraverso una sorta di “ping-pong” di idee relative a ciò che abbiamo compreso di Puebla, arrivando alla conclusione che avremmo lavorato con tre concetti “sovrapporre, terra e trasparenza”. Questo è servito per scaldare i motori e quando finalmente la mia paura di viaggiare a causa della pandemia è svanita, ho deciso di avventurarmi in un viaggio di 11 giorni.
Questa seconda fase è iniziata con passeggiate /esplorazioni per individuare gli spazi, i materiali e capire la logica della città, a volte in modo solitario, altre, accompagnato dai ragazzi di ERROR_PROYECTO.
Alla fine, dal dialogo scaturito nei primi tre o quattro giorni di esplorazione della città e avendo gli amici di ERROR_PROYECTO come collaboratori, ho iniziato a sviluppare un corpus di lavori che include video, fotografia e installazione.
Puebla, 2020
La forza dell’azione risiede nella semplicità del gesto che a sua volta rimanda sia allo scorrere del tempo sia al segno lasciato dall’uomo sulla sua scia. O perché arriva e deforma il paesaggio con la fondazione di una città, perché negli anni continua a modificarlo, oppure perché lo distrugge per ricostruirlo.
A Puebla, vengono compiute piccole azioni che, piuttosto che distruggere, rivelano la sovrapposizione di informazioni accumulate sui suoi muri. La sottigliezza e la durezza, la violenza e la fragilità, la permanenza e l’immediatezza, la materialità e l’immaterialità sono contrastate per costruire da un gesto poetico e impercettibile una città “altra”.
Entre el chile y el mole de olla, 2020
Polittico di cinque fotografie digitali
In questa parte, come in una sorta di gioco, compio una serie di azioni con l’idea utopica della pianificazione della città di Puebla, originariamente una città di spagnoli per spagnoli. Un’idea che si è andata perdendo nella sua stessa fondazione, quando le popolazioni indigene furono introdotte nella regione per la sua costruzione.
Nell’atto di coprirsi il volto sembra stia avvenendo una perdita d’identità, ma più che una negazione, è un atto di riaffermazione di sé, proprio nel momento in cui il corpo si sovrappone alla ceramica locale e di fronte a sei luoghi della città: il museo internazionale del Barocco, un negozio vicino allo Zocalo chiamato Nuova España, un paesaggio periferico, la piramide di Cholula e la Cattedrale di Puebla.
La sovrapposizione gioca un doppio ruolo, il primo è un atto formale: il viso viene coperto nello stesso momento in cui il corpo si sovrappone allo sfondo. Il secondo è concettuale, poiché ci ricorda come una cultura si sovrapponga ad un’altra: ad esempio la mescolanza delle culture ispaniche con quella della Nuova Spagna ha dato vita alla cultura messicana.
Qui resists, vincit (Who resists, wins), 2020
Installazione
Fotografia, tela, frammento e legno
Qui Resistit Vincit è un’installazione che propone l’idea di resistenza basata sulla sovrapposizione di differenti elementi. Sullo sfondo, vediamo una fotografia in bianco e nero di un uomo seduto di fronte al Museo Internazionale del Barocco. Nelle sue mani tiene un sacco da cui fuoriescono frammenti di terrecotte. Sopra questa immagine c’è una tela che è possibile osservare solo al contrario per scoprire da chi e quando è stata dipinta. Questa a sua volta, è sostenuta da tre pezzi di legno che la aiutano a trattenere “qualcosa”, generando una sorta di tensione. Infine in primo piano i frammenti di terracotta sul pavimento e su entrambi i lati della tela, rivelano che ciò che è supportato è questo stesso materiale.
Come possiamo vedere e capire dalla breve descrizione, uno dei mestieri più antichi del mondo come la lavorazione della ceramica, è allo stesso tempo ciò che penetra, sostiene e fuoriesce dall’installazione, resistendo negli anni alla sua stessa scomparsa. Inoltre, il lavoro possiede un carico di sovrapposizione emotiva poiché l’installazione è stata realizzata appropriandosi di un esercizio fotografico di Oscar Formacio, artista di Cholula ancora in formazione che mi ha invitato a fare una residenza presso ERROR_proyecto, di una tela di Rafael Uriegas, pittore ed ex collega di La Esmeralda che vive a Cholula, e del frammento di ceramisti di terza generazione di ceramisti del Barrio de la Luz nella città di Puebla.
Qui resistit, vincit (Chi resiste, vince), sottolinea il gesto di aiuto reciproco, almeno da un punto di vista simbolico: la fotografia abbraccia l’idea del giovane artista che con poche risorse si schiera e resiste di fronte all’elefante bianco, il Museo Internazionale del Barocco (simbolo dei fondi assurdi e inutili destinati dallo Stato alla cultura), e allo stesso tempo, la tela di Uriegas, sostiene la fotografia e i frammenti degli artigiani Poblani, e infine il gesto di sovrapposizione di questi tre strati di informazioni. In questo modo viene generata una nuova opera e diventa chiaro come il mio lavoro esiste solo per mezzo di quello degli altri.
Detto semplicemente, l’uno uno supporta l’altro.